Alta Val Tanaro, Roero e Alta Langa

9 Maggio 20208min1211
Alta Val Tanaro, Roero e Alta LAnga

La linea ferroviaria Ceva – Ormea, 34 km di strada ferrata costruita tra il 1889 e il 1893, è Alta Val un miracolo in carne ed ossa. La gente della valle le è così affezionata che ha persino coniato un nome, anzi due, per quando il treno sale, “sbrivaziu” e scende, “scuriazu”. Nonostante l’età, sopravvive al tempo, come l’ormeasco e il brigasco, le due lingue autoctone che convivono, con tanto di rispettivi vocabolari, nell’Alta Val Tanaro.

Terra di confine tra Piemonte e Liguria, la vallata dell’alluvione “record” del 1994 è un’area geografica di passaggio che conserva le tracce storiche e culturali delle genti che l’hanno abitata: dal Neolitico all’arrivo delle prime tribù liguri, dai Romani alle signorie feudali medioevali, fino al potere dei Savoia e alla successiva industrializzazione ottocentesca. Con la particolarità, testimoniata nelle leggende e nei toponimi “arabi” di alcune borgate, della presenza saracena, attestata tra la fine del IX e la fine del X secolo. A Barchi, sulla sommità di una lama di roccia, si erge quel che resta della cosiddetta Torre dei Saraceni, mentre a Cantarana si trova la Balma del Messere o Grotta dei Saraceni. Non scompaiono, anzi rivivono, anche le antiche tradizioni quali il Mortorio di Garessio, la rappresentazione penitenziale che, dal 1751, “anima” la Settimana Santa, il Bal do Sabre, il propiziatorio ballo delle spade risorto a Bagnasco e gli J Aboì, il gruppo mascherato che, dal 2004, ripropone l’antica usanza carnascialesca dei giovani di Chionea e Chioraira.

Garessio la cosiddetta “perla delle Alpi Marittime”, ò una località turistica rinomata por la bontà delle fonti San Bernardo e per aver dato i natali a personaggi illustri. Tra essi, il designer Giorgetto ro e l’illustratore Eugenio Colmo, detto Golia. A pochi chilometri dal ricetto di Garessio, il restaurato castello di Casotto, ex residenza di caccia dei Savoia, è inserito nel circuito delle Residenze Sabaude. Segue Ormea, l’anagramma di amore, con l’antico centro storico a forma di cuore e le spoglie del patrono dei single San Faustino (15 febbraio), custodite all’interno della chiesa di San Martino. Le facciate di cinque edifici, affidati dal Comune all’estro degli artisti murari, ospitano i murales artistici ispirati alle leggende locali.

In piazza della Libertà, ad esempio, Zitta e i Saraceni rappresenta la mitica liberazione dai Saraceni per mano del valligiano Zitta. Oltre Ormea, l’Alta Val Tanaro c’insegna che la montagna si può vivere tutto l’anno e senza necessariamente raggiungere alte quote, La favorevole esposizione a sud e la vicinanza al mare fanno delle Alpi Liguri, ed in particolare della cosiddetta Balconata di Ormea, un’escursione unica.

Camminando tra boschi di castagne, praterie e terrazzamenti delimitati dai muretti a secco, si scoprono le nove frazioni di Ormea che, fondate intorno al 1.600, conservano le caratteristiche case in pietra e legno, le fontane, le chiesette e numerosi piloni votivi. Quest’ultimi, tra l’Ottocento e il Novecento, vennero affrescati da artisti locali quali il maestro Eugenio Arduino autore, tra le altre opere, del San Martino dipinto nella parrocchiale di Ormea. Con oltre seicento cavità, tra grotte e abissi verticali, l’Alta Val Tanaro è il paradiso degli appassionati di speleologia.

La roccia, infine, è protagonista anche dell’arrampicata che, molto praticata in tutta l’Alta Valle, incontra più di trenta settori aperti nei comuni di Bagnasco, Briga Alta, Caprauna, Garessio ed Ormea.

Separato dalle Langhe dal fiume Tanaro, il Roero è il territorio piemontese con la maggior crescita turistica annuale. Un traguardo raggiunto da quando, abbandonata la sudditanza con il celebre vicino, quest’angolo di cuneese ha iniziato a chiamarsi con il proprio nome. Merito, anche, di alcuni arneis, ossia “personaggi bizzarri” che, da sempre, hanno creduto nella diversità. È la multiformità del paesaggio a distinguere Roero.

L’Ecomuseo di Montà, nato per tutelare e promuovere l’unicum geologico e paesaggistico costituito dalle “rocche”, le profonde gole e forre scavate da erosioni millenarie, l’Ecomuseo include otto borghi di sommità nati intorno all’anno Mille e compresi tra Pocapaglia e Cisterna d’Asti. Una delle panoramiche più affascinanti si gode dalla terrazza di Jose, proprietario della Trattoria della Rocca a Monteu Roero che, sottoterra, conserva anche un commovente crutin, la vecchia cantina. Dall’alto della collina, i montatesi chiamano gli abitanti di Canale babi, ranocchi, mentre dalla “bassa” i canalesi rispondono con l’appellativo uslass, uccellacci.

Al di qua del fiume Tanaro, resiste uno dei pochi mercati dei contadini superstiti in Italia. Aperto dalle fragole in avanti, il Mercato Ortofrutticolo del Roero, a Canale dal 1908 è il tempio della contrattazione vegetariana e il paradiso del piccolo consumatore.

Avviata nei primi del Novecento, l’apicoltura è scritta nella storia del Roero. A scriverla, tra gli altri, ci sono anche i fratelli Cauda, a capo di un’azienda che inscatola 1.000 quintali di miele all’anno. Nella sua ex latteria di via Cavour, l’ottantenne mamma Natalina continua a vendere il miele di famiglia tra polline e mobile retrò.

Lontano (ma non troppo) da Alba, la capitale delle Langhe per antonomasia, tra le vallate Belbo e Bormida, c’è una Langa inedita tutta da scoprire. Al confine tra Piemonte e Liguria, i trentanove borghi collinari dell’Alta Langa hanno visto transitare, per secoli, i flussi mercantili che, dai polli della costa, attraversavano la pianura piemontese fino alle città di Alba ed Asti, carichi di sale e merce di contrabbando. L’antica tradizione dell’andar per langa ovvero seguire le creste delle colline scegliendo vie e percorsi alternativi sostando, di tanto in tanto, nelle osterie di paese, oggi rivive grazie ai moderni camminatori e ai novelli “gastronauti”.

L’itinerario escursionistico denominato GTL – Grande Traversata delle Langhe, ad esempio, collega Saliceto a Santo Stefano Belbo percorrendo le dorsali che separano le valli Bormida ed Uzzone, poi Belbo e Bormida, sviluppandosi per ben sessanta chilometri. Percorribile a piedi, in mountain bike, con i muli o a cavallo, l’itinerario rivela luoghi storicamente e culturalmente significativi, quali il castello medioevale di Prunetto, la pieve di Gottasecca, il centro storico di Cortemilia e Bergolo, l’affascinante “paese di pietra”. Testimone del commercio del sale, piazza Molinari a Cortemilia è abbracciata dai portici dove un tempo veniva stivato l’oro bianco.

Per chi volesse proseguire lungo i battiti del cuore, la Strada Romantica delle Langhe e del Roero è un circuito automobilistico in undici tappe che suggerisce luoghi suggestivi, da percorrere rigorosamente in due. Sei le tappe in Alta Langa, dal belvedere di Cissone a Mombarcaro, la cosiddetta “vetta delle Langhe” per i suoi ampi panorami che spaziano dalle Alpi Marittime al monte Rosa.

Vale la pena quindi salire fin quassù per scoprire com’è bello indugiare lontano dagli itinerari più battuti o ritrovarsi da soli, in pace.


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