Calcoli biliari: l’eccellenza di Torregalli, dove si fa tutto in un giorno

28 Luglio 20207min4059

È stato “pioniere” in Toscana ormai due anni fa e probabilmente è ancora l’unico punto di riferimento nella nostra regione.

Era luglio 2018 quando il dottor Alessandro Anastasi (nella foto) – oggi direttore dell’unità operativa di chirurgia generale dell’ospedale San Giovanni di Dio a Torregalli – ebbe l’intuizione di “portare nel nuovo millennio” il concetto di colecistectomia, facendolo per l’appunto evolvere al livello di day surgery, ovvero “in un giorno”. «Notavamo che la maggior parte dei pazienti già alla fine del pomeriggio erano in condizioni di normalità, camminavano, andavano in giro con i loro parenti, quindi perché tenerli in ospedale la notte? – spiega Anastasi -. Nei paesi anglosassoni è dal 1995 che lo fanno in day surgery, abbiamo quindi ipotizzato che forse l’Italia era un po’ indietro».

In estrema sintesi, la colecistectomia è un’operazione chirurgica indicata per chi soffre di calcoli biliari, mediante cui si asporta la colecisti o cistifellea che dir si voglia: è infatti del tutto inutile asportare solo i calcoli, perché poi si riformano. Si tratta di un intervento molto frequente, eseguito da anni per via laparoscopica, tramite cioè un particolare strumento, il laparoscopio, che viene inserito nella cavità addominale.

Premesso ciò, la novità introdotta da Anastasi e dal suo staff – di cui fa parte anche il dottor Domenico Frontera – è stata appunto il provare a fare la colecistectomia in un giorno sul modello anglosassone: il paziente entra in ospedale la mattina, si sottopone all’intervento e alle 20 torna a casa. Pressoché in tutta Italia, invece, entra la mattina ma esce il giorno successivo. Questa iniziativa del dottor Anastasi è stata, come detto, la prima del genere in Toscana e almeno fino a pochi mesi fa era ancora l’unica.

I vantaggi della colecistectomia in un giorno sono diversi, fra cui: riduzione delle liste d’attesa, col conseguente vantaggio che si verificheranno meno complicanze, poiché più una persona è lasciata in attesa di essere sottoposta a un intervento, più la sua condizione clinica peggiora e più probabile sarà appunto l’insorgenza di complicanze nell’attesa dell’operazione; stante l’attuale periodo di pandemia da Covid-19, meno tempo si sta in ospedale, meno si rischiano eventuali contagi; poter dormire a casa nel proprio letto.

Naturalmente la sicurezza è assoluta: c’è un rigido protocollo d’osservazione in ospedale nelle ore successive all’intervento e solo se tutti i suoi parametri sono a posto, dopo otto ore il paziente viene dimesso. Del resto è ormai assodato che nell’asportazione laparoscopica della colecisti, eventuali complicanze come perdita biliare, emorragie e perforazioni intestinali insorgono nelle primissime ore dopo l’operazione, quando ancora il paziente è in ospedale sotto stretta osservazione. Non meno importante l’aspetto psicologico, quasi ansiolitico, potremmo dire, per la tranquillità del paziente, che una volta dimesso ha il numero di telefono del chirurgo che l’ha operato e può, anzi deve, chiamarlo per qualsiasi problema dovesse verificarsi. Deve comunque, per protocollo, anche se sta benissimo, telefonare alle 22 e la mattina dopo alle 9 per aggiornare il chirurgo, che valuta se il decorso postoperatorio sta procedendo come previsto.

L’elemento chiave della questione – dal momento che, tecnicamente parlando, l’intervento di colecistectomia per la modalità “in un giorno” e per quella in due giorni è identico – sta nello stabilire chi può beneficiare della modalità “veloce”; occorre insomma una selezione, in base ad alcuni requisiti: il paziente deve avere un’età non superiore ai 75 anni; deve avere una buona compatibilità con l’anestesia; deve avere il domicilio distante dall’ospedale non più di una trentina di km; non deve abitare da solo; deve essere realmente convinto di voler fruire di questa procedura.

Perché in Italia c’è ancora tanta ritrosia nel sottoporsi alla colecistectomia “in un giorno”? «La resistenza a dimettere la sera non è dei pazienti – risponde Anastasi – ma della struttura medica, che si sente più tranquilla se li tiene di più in ospedale. È un’autotutela che secondo me non serve a niente, serve invece un’accurata selezione dei pazienti ed un modello organizzativo rigoroso».

Ma qual è il bilancio da luglio 2018 ad oggi? «Abbiamo operato in day surgery più di cento persone – spiega il direttore dell’unità operativa di chirurgia generale -, siamo soddisfatti e per questo continuiamo sulla strada intrapresa. Siamo anzi propensi a incrementare la percentuale di pazienti ai quali proporre questo tipo di intervento: negli Stati Uniti d’America siamo intorno al 70%, noi per adesso siamo sul 20%». Via via, l’esperienza consente infatti allo staff medico di capire che possono essere molti i destinatari di questo metodo, non solo coloro che – sulla carta – sono in perfette condizioni di salute.

Degli oltre cento interventi fatti a Torregalli, il 95% è andato a buon fine, nel senso che il paziente è effettivamente andato a casa la sera come pianificato; nei rimanenti casi è stato dimesso la mattina dopo, ma non per l’insorgenza di complicanze, bensì perché all’ultimo momento ha avuto “paura” della dimissione.

In conclusione, l’iter per fruire della colecistectomia “in un giorno” a Torregalli è il seguente: bisogna farsi fare la richiesta dal medico curante, al che si prende un appuntamento per una visita (l’ambulatorio è disponibile tutti i giorni) e si viene valutati da un chirurgo, che ci comunica subito se abbiamo i requisiti necessari.


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