Conseguenze del Covid-19: la testimonianza di due aziende di Scandicci

7 Aprile 20209min5577
Pag. 3 - Powersoft (1)

Per farci un’idea il più veritiera possibile di come l’emergenza Covid-19 stia incidendo nel tessuto economico di Scandicci, abbiamo preso in esame due autorevoli realtà imprenditoriali che segnano l’economia del territorio scandiccese e che sono dunque un sicuro riferimento per capire gli effetti del virus: Powersoft e Sapaf Atelier 1954.

 

POWERSOFT

Powersoft (presidente Carlo Lastrucci, amministratore delegato Luca Lastrucci, cofondatori Claudio Lastrucci e Antonio Peruch) è un’azienda leader nel mondo nella produzione di amplificatori audio professionali, utilizzati fra l’altro per i concerti delle star mondiali della musica, nei congressi, sulle navi da crociera etc. 

Oltre cento, i dipendenti a Scandicci, più una decina nell’azienda del New Jersey negli Usa (Powersoft Advanced Technology Corp), un mercato importante e strategico per questo settore. 

Parliamo dell’attuale, delicata contingenza, con l’amministratore delegato Luca Lastrucci.

«L’azienda è sana sotto tutti i punti di vista, sia economicamente, sia perché non abbiamo avuto alcun dipendente positivo al Covid-19 – esordisce Lastrucci -; dal punto di vista economico abbiamo le risorse per tamponare anche una prolungata assenza di fatturato, per più mesi; diverso è il rischio di perdere quote di mercato, che a causa dei blocchi all’operatività imposti dal Governo (Powersoft non rientra in nessun codice Ateco dei settori produttivi che possono continuare l’operatività, ndr) potrebbero poi essere acquisite da nostri concorrenti».

Più precisamente, il codice Ateco di Powersoft che consente la “produzione di apparati elettronici” non rientra fra quelli consentiti dal decreto e quindi le linee di produzione interne che richiedono la presenza fisica in azienda sono ferme. Sono invece operative le linee produttive esterne dei terzisti per alcuni clienti autorizzati; tuttavia continuano tutte le attività che possono essere svolte in telelavoro da casa. 

«La situazione – prosegue Lastrucci – potrebbe diventare critica se questa condizione di blocco si protraesse a lungo, perché il 95% del nostro fatturato è all’estero e se non possiamo spedire i prodotti fuori dall’Italia… Del resto, a parte Powersoft, in generale un’Italia che smettesse di esportare per qualche settimana andrebbe incontro al default, al fallimento. Quindi la preoccupazione, prima del fallimento di Powersoft, sarebbe il fallimento dell’Italia».

Proprio lo Stivale, fra i paesi occidentali, ha vissuto per primo l’esperienza Covid-19 e per primo verosimilmente ne uscirà, «ma questo non significa che noi, come Powersoft, siamo prossimi alla ripartenza – spiega l’amministratore delegato -, perché occorre tenere presente che a catena, nei mesi a venire, saranno molti dei nostri clienti nel mondo a trovarsi in condizioni di “paralisi” e avranno quindi difficoltà a far entrare merce, fra cui i nostri prodotti.

Sul fronte più ottimistico – conclude Luca Lastrucci – va detto che non tutti i nostri attuali clienti vorranno o potranno orientarsi verso nostri concorrenti, perché ci hanno scelto in virtù della nostra capacità di fare prodotti tecnologicamente avanzati, unici e brevettati nel mondo».

È dunque determinante che il governo permetta quanto prima, nei limiti del possibile e sempre garantendo la sicurezza dei lavoratori, di riprendere a produrre ed esportare: una condizione che servirà a tutti, Powersoft compresa, che tornerà così – visto che parliamo di amplificatori audio – a far “sentire la voce di Scandicci” nel mondo.

 

SAPAF ATELIER 1954 

Altra azienda di riferimento di Scandicci – che opera nel settore, più tradizionale per il nostro territorio, della pelletteria di lusso – è Sapaf Atelier 1954, conosciuta in particolare per borse e accessori di alta gamma e guidata dal fondatore e maestro pellettiere Andrea Calistri (vicepresidente di Assopellettieri), che ha risposto alle nostre domande aiutandoci a capire cosa sta succedendo.

 

La vostra azienda ha già registrato concrete difficoltà in queste settimane?

«Le difficoltà, per noi, si sono cominciate a vedere quando la crisi sanitaria si è estesa oltreoceano. Lavorando molto con il mercato nordamericano, oltre che con l’Europa, la nostra produzione è rimasta stabile, pur con tutte le doverose misure di sicurezza, fino a quando la questione sembrava limitata alla Cina e all’Italia. Poi, il dilagare dell’emergenza ha creato difficoltà nel trovare accordi con i clienti statunitensi. Tuttavia, i tre giorni di comporto previsti dal decreto che hanno preceduto la chiusura delle attività produttive ci hanno permesso di consegnare molti ordini che avevamo quasi ultimato. Senza questa ‘finestra’ avremmo avuto un ulteriore problema con quei clienti che ancora accettavano le consegne».

In che percentuale può essere quantificato il calo di fatturato?

«Al momento è difficile fare previsioni reali, che non siano troppo ottimistiche o troppo pessimistiche. Si può dire che nell’ordine delle cose il calo di fatturato sicuramente ci sarà e sarà a due cifre. Ma speriamo nel ‘dopo’. Prevediamo un grande boom nel 2021: dopo ogni grande crisi storicamente c’è un periodo di grandi riprese. Ora bisogna essere prudenti e organizzarsi bene per essere pronti al momento del rimbalzo. Le difficoltà, come è ovvio, ci sono, ma c’è anche tanta passione e la consapevolezza di voler andare avanti».

Si possono azzardare previsioni in termini occupazionali?

«Abbiamo già fatto richiesta di tutti gli ammortizzatori sociali destinati alle imprese danneggiate dall’emergenza Covid-19, con l’obbiettivo di tutelare al massimo tutto il nostro personale. L’attività subirà sicuramente un rallentamento per diversi mesi. Tra luglio e settembre riusciremo a capire come andrà. Preoccupa in particolare la produzione legata alla collezione invernale, soprattutto in relazione a quello che accadrà nel resto del mondo. Ma faremo di tutto per non perdere nemmeno un tassello del nostro team, che in questi giorni ha dimostrato di avere uno spirito di squadra, un cuore e un senso di responsabilità davvero unici». 

Lo show room virtuale, che avete “allestito” per l’emergenza, che riscontro sta avendo?

«Questa iniziativa, che ci ha permesso di rimanere in contatto con i clienti, sta funzionando molto bene. È un appuntamento gradito dai clienti, che si sono già abituati a frequentare l’azienda ‘a distanza’. Una misura che sarà utile anche nei prossimi mesi. Nella fase di ripresa è probabile che si viaggerà meno e poco volentieri: offrire questo tipo di possibilità ai clienti forse potrà fare la differenza».  

Col suo incarico di vicepresidente di Assopellettieri, come sta agendo in questa emergenza? 

«Con Assopellettieri abbiamo attivato una task force per dare una mano alle imprese. Abbiamo avviato un help desk (servizio di assistenza tecnica e informativa, ndr) che offre consulenza ai pellettieri italiani; abbiamo lavorato con il sistema Confindustria per ottenere i tre giorni di margine prima della chiusura provvisoria delle imprese e stiamo lavorando per il ‘dopo’, con l’obbiettivo di creare opportunità concrete per il rilancio del sistema pelletteria Made in Italy. Un lavoro su due fronti insomma, sia per attutire il colpo nell’immediato che per rilanciare la pelletteria nel prossimo futuro».

Di Luca Campostrini


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