CULTURA E STORIA DI INSCANDICCI: Castelpulci nel medioevo

30 Aprile 20217min758
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«È una di quelle ville sfarzose per ornamenti e per grandiosità d’annessi che nel XVII secolo facevano testimonianza dell’opulenza delle cospicue famiglie fiorentine, e nelle sue forme architettoniche […] si deve ammirare la imponenza e l’eleganza decorativa dell’insieme  Con queste parole, all’inizio del secolo scorso, Guido Carocci ci presenta una delle ville più belle dei dintorni di Firenze. La triste storia recente della villa è nota a tutti: a seguito del suicidio di Riccardo Giuseppe Riccardi (la cui famiglia possedeva fin dal tardo XVI secolo il nostro l’edificio) dal 1854 al 1973 Castelpulci fu sede di un manicomio (qui morì il poeta Dino Campana). Dopo anni di abbandono, la villa venne restaurata ed ospitò per qualche anno il Polimoda, e, dal 2012, essa è diventata sede unica della Scuola Superiore della Magistratura. Ma, con questo articolo, vorremmo scavare un po’ nella storia più antica del bene monumentale. Al posto di questa superba villa, nella prima metà del XIII secolo, vi era un castello della famiglia Pulci; l’edificio venne costruito in cima a un poggio che sorge sulla sinistra del Vingone. L’importante strategicità della zona è documentata fin dal più lontano Medioevo: infatti, nelle immediate vicinanze della villa, i conti Cadolingi eressero il Castello di Montecascioli, espugnato dai Fiorentini nel 1113, e la sua conquista inaugurò la politica espansiva della città gigliata. Dei Pulci i cronisti ricordavano i possedimenti nel contado (a Scandicci, oltre a Castelpulci, la famiglia possedeva anche la Villa Baldesi, nei pressi della quale, alla fine del XV secolo, tornò alla luce il bassorilievo della Madonna dei Fiori), le case e le torri di Firenze presso il Castello d’Altafronte (sede del Museo Galileo), dietro la chiesa di San Pier Scheraggio, nonché la fortunata attività mercantile, che li arricchì fin dai tempi più antichi. Secondo una leggenda, Ugo di Toscana avrebbe fatto cavalieri i Giandonati, gli Alepri, i Nerli, i Della Bella, i Gangalandi, i Ciuffagni e gli stessi Pulci; tutte queste famiglie, in onore del «gran barone», si fregiarono del blasone addogato rosso e bianco del potente nobiluomo. Alla fine del Duecento i Pulci erano ben visti non solo a Firenze: Ponsardo fu podestà di Viterbo nel 1286; nel 1299 Ser Manetto prese in consegna dagli Este il castello di Argenta, vicino Ferrara, e due anni dopo ottenne la cittadinanza veneziana. Nei pressi dell’antico castello, nel tardo XIII secolo, venne fondata la cappella dedicata a San Jacopo, al cui interno troviamo degli interessanti affreschi (scoperti nel 1963) riproducenti alcuni episodi della vita di Santa Caterina d’Alessandria. Purtroppo ignoriamo quale membro della famiglia abbia commissionato gli affreschi: secondo il Manni, l’unico documento in cui il nome di un Pulci è collegato alla villa è il sigillo di Pulce di Fiorenzino, vissuto a cavallo tra i secoli XIII e XIV. Come ipotesi di lavoro per ulteriori ricerche archivistiche possiamo ipotizzare che il committente degli affreschi sia stato proprio Pulce; ma non è da tacere un’altra possibilità. La cappella venne intitolata a San Jacopo, tra i Pulci rintracciabili c’è un Jacopo Sinibaldo, creato rettore di una chiesa irlandese da papa Niccolo IV. Successivamente il Pulci divenne canonico di Romsey e infine arcidiacono di Winchester. Dunque Jacopo era un personaggio importante, in stretti rapporti con la Curia Romana, che probabilmente volle imitare il mecenatismo papale – dal quale dipendevano la sua sorte e le sue fortune – commissionando ad un artista “moderno” il ciclo di affreschi, identificato dalla critica in Grifo di Tancredi, un tempo conosciuto come Maestro di San Gaggio, un pittore attivo tra il terzo quarto del XIII e gli inizi del XIV secolo. Nel 1321 a causa del fallimento del banco dei Pulci, il castello venne rilevato dal cardinale Napoleone Orsini, creditore della famiglia toscana; quattro anni più tardi le truppe di Castruccio Castracani degli Antelminelli, acquartierate a Signa, misero a ferro e fuoco la piana di Settimo, Legnaia e Marignolle. Non sappiamo se il castello abbia subito dei danni: se vi fu una distruzione questa dovette essere minima, in quanto dai registi quattrocenteschi, si evince che erano ancora in piedi le «mura del Chastello» scandiccese. Intorno agli anni Settanta del XIV secolo i Pulci rientrarono in possesso dell’edificio scandiccese e ne promossero la ristrutturazione. In questa villa visse, insieme ai fratelli, Luigi Pulci, autore del Morgante. Il passaggio da palatium medioevale a villa signorile avvenne nella prima metà del XVI secolo, quando ai Pulci subentrarono i Soderini. La famiglia Pulci si estinse nel 1575, con la morte di Roberto, nipote del poeta Luigi. 

A cura di Leonardo Colicigno Tarquini, storico dell’arte medioevale.

Stemma di Pulce di Fiorenzino (XIII secolo), riprodotto in D. M. MANNI, Osservazioni istoriche sopra i sigilli antichi de’ secoli bassi, vol. III, Firenze, 1740, si vende da Antonio Riflori libraio. Iscrizione: «S[IGILLVM] PVLCIS F[ILLI] D[OMI]NI FLO[N]ZINI.»


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