Disabili costretti a passare l’estate a Scandicci nella struttura “Accasamia”?
Due mesi fa ci occupammo della condizione delle famiglie di cui fa parte un disabile intellettivo, condizione resa ancor più dura dalla pandemia e dalla conseguente chiusura delle strutture di assistenza.
L’associazione scandiccese “In nome dei diritti onlus”, tramite l’addetto ai rapporti con i media Alessandro Martini, ha reso pubblica la protesta di alcuni genitori di ragazzi disabili a seguito di una “novità” comunicata dalla Società della salute nord-ovest.
“L’ennesimo atto miope ed ingiusto commesso ai danni di queste persone – dichiara l’associazione -. Noi siamo a fianco di queste famiglie costrette da sempre a combattere una quotidiana battaglia per vedere riconosciuti i loro diritti”.
In estrema sintesi, il punto è che i disabili che vivono in appartamenti “dopo di noi” (ossia iniziative sociali a favore delle persone con disabilità severa nel periodo successivo alla scomparsa dei genitori o dei familiari più prossimi) sembra che passata l’emergenza Covid-19 non possano più accedere ai centri diurni.
La lettera è firmata dalle famiglie che hanno come riferimento l’appartamento “dopo di noi” chiamato “Accasamia” di via Masaccio a Scandicci e vi si legge che da quando a metà marzo, per la pandemia, fu chiusa una struttura semiresidenziale riabilitativa di Firenze – Villa Valentina – gli ospiti che la frequentavano hanno iniziato a vivere chiusi 24 ore al giorno nell’appartamento “Accasamia” di Scandicci. Tutto questo nel solco dell’apposita legge 112/2016 sul “dopo di noi”, che prevede assistenza presso la struttura dalle 17 alle 8 del mattino per cinque giorni, mentre il sabato e la domenica apertura h 24. Le ore non previste nel servizio, per i cinque giorni feriali, sono state a completo carico dei familiari.
“Siamo stati felici di riprendere le attività – scrivono le famiglie – visto che il lungo periodo di chiusura ha lasciato tracce visibili su ognuno, con regressioni notevoli nei nostri figli. Ma la gioia è durata poco, perché l’8 giugno ci è stato comunicato che gli ospiti dei gruppi appartamento non potevano più utilizzare i centri diurni semiresidenziali riabilitativi”. Tradotto: chi ha vissuto – non avendo alternative – da marzo in poi nella struttura “Accasamia” di Scandicci, adesso non può riprendere a frequentare le attività riabilitative a Villa Valentina.
Provocatoriamente questi genitori dichiarano che evidentemente è stato trovato un modo nuovo per classificare i disabili “ignorandone i diritti previsti dalla legge e dalla Costituzione”: se vive e dorme con i genitori può frequentare i centri semiresidenziali, altrimenti deve rimanere nel gruppo appartamento.
E le conseguenze non sono di poco conto. Proseguono le famiglie: “Chi ha deciso tutto questo è bene che provveda urgentemente a rimborsarci quanto speso da marzo fino ad oggi e si faccia carico di rimborsarci per i mesi a venire”. Inoltre “i centri diurni dovrebbero continuare a sostenere il peso economico dei costi aggiuntivi alberghieri e degli operatori necessari per la gestione dell’intera giornata di assistenza: se non lo fanno più, procedano al rimborso”.
Una vera e propria frecciata all’indirizzo della Società della salute, infine, è la domanda con cui queste persone concludono la lettera: “Si pensa che gli ospiti dell’appartamento (“Accasamia di Scandicci, ndr) debbano rimanere chiusi in casa senza frequentare locali e spazi pubblici per tutta l’estate?“.