Disabili costretti a passare l’estate a Scandicci nella struttura “Accasamia”?

23 Giugno 20204min986
Disabil

Due mesi fa ci occupammo della condizione delle famiglie di cui fa parte un disabile intellettivo, condizione resa ancor più dura dalla pandemia e dalla conseguente chiusura delle strutture di assistenza.

L’associazione scandiccese “In nome dei diritti onlus”, tramite l’addetto ai rapporti con i media Alessandro Martini, ha reso pubblica la protesta di alcuni genitori di ragazzi disabili a seguito di una “novità” comunicata dalla Società della salute nord-ovest.

“L’ennesimo atto miope ed ingiusto commesso ai danni di queste persone – dichiara l’associazione -. Noi siamo a fianco di queste famiglie costrette da sempre a combattere una quotidiana battaglia per vedere riconosciuti i loro diritti”.

In estrema sintesi, il punto è che i disabili che vivono in appartamenti “dopo di noi” (ossia iniziative sociali a favore delle persone con disabilità severa nel periodo successivo alla scomparsa dei genitori o dei familiari più prossimi) sembra che passata l’emergenza Covid-19 non possano più accedere ai centri diurni.

La lettera è firmata dalle famiglie che hanno come riferimento l’appartamento “dopo di noi” chiamato “Accasamia” di via Masaccio a Scandicci e vi si legge che da quando a metà marzo, per la pandemia, fu chiusa una struttura semiresidenziale riabilitativa di Firenze – Villa Valentina –  gli ospiti che la frequentavano hanno iniziato a vivere chiusi 24 ore al giorno nell’appartamento “Accasamia” di Scandicci. Tutto questo nel solco dell’apposita legge 112/2016 sul “dopo di noi”, che prevede assistenza presso la struttura dalle 17 alle 8 del mattino per cinque giorni, mentre il sabato e la domenica apertura h 24. Le ore non previste nel servizio, per i cinque giorni feriali, sono state a completo carico dei familiari.

“Siamo stati felici di riprendere le attività – scrivono le famiglie – visto che il lungo periodo di chiusura ha lasciato tracce visibili su ognuno, con regressioni notevoli nei nostri figli. Ma la gioia è durata poco, perché l’8 giugno ci è stato comunicato che gli ospiti dei gruppi appartamento non potevano più utilizzare i centri diurni semiresidenziali riabilitativi”. Tradotto: chi ha vissuto – non avendo alternative – da marzo in poi nella struttura “Accasamia” di Scandicci, adesso non può riprendere a frequentare le attività riabilitative a Villa Valentina.

Provocatoriamente questi genitori dichiarano che evidentemente è stato trovato un modo nuovo per classificare i disabili “ignorandone i diritti previsti dalla legge e dalla Costituzione”: se vive e dorme con i genitori può frequentare i centri semiresidenziali, altrimenti deve rimanere nel gruppo appartamento.

E le conseguenze non sono di poco conto. Proseguono le famiglie: “Chi ha deciso tutto questo è bene che provveda urgentemente a rimborsarci quanto speso da marzo fino ad oggi e si faccia carico di rimborsarci per i mesi a venire”. Inoltre “i centri diurni dovrebbero continuare a sostenere il peso economico dei costi aggiuntivi alberghieri e degli operatori necessari per la gestione dell’intera giornata di assistenza: se non lo fanno più, procedano al rimborso”.

Una vera e propria frecciata all’indirizzo della Società della salute, infine, è la domanda con cui queste persone concludono la lettera: “Si pensa che gli ospiti dell’appartamento (“Accasamia di Scandicci, ndr) debbano rimanere chiusi in casa senza frequentare locali e spazi pubblici per tutta l’estate?“.


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