INCONTRI DI PSICOLOGIA – Attacchi di panico

Spesso mi capita di ricevere pazienti che arrivano in studio descrivendo degli attacchi di panico.
Negli ultimi mesi, a seguito dell’emergenza sanitaria per il Covid 19 e delle restrizioni messe in atto dai vari DPCM che si sono susseguiti, le crisi di panico sono aumentate in maniera esponenziale. Cerchiamo di capire insieme di che cosa si tratta e come si manifestano.
La parola panico deriva dalla mitologia greca, dal “dio Pan”, metà uomo e metà caprone, che compariva improvvisamente sul cammino altrui destando un terrore improvviso e poi velocemente scompariva. Le vittime del “dio Pan” provavano delle forti emozioni negative, non riuscendo a spiegare cosa fosse successo loro e rimanendo incredule rispetto a tutto ciò.
Quando parliamo di attacchi di panico intendiamo degli episodi di improvvisa ed intensa paura, che raggiungono rapidamente l’apice (di solito entro i 10 minuti) e che durano circa 20 minuti.
Sono episodi descritti come esperienze terribili dove la persona prova un’attivazione generalizzata del corpo, la sensazione di perdita di controllo e la percezione di perdere il contatto con la realtà. Spesso dopo il primo attacco di panico il timore di provarne un secondo diventa così pregnante da limitare alcuni comportamenti e abitudini delle persone che lo hanno provato. Frequentemente i pazienti adottano come strategia difensiva l’evitamento di tutte quelle situazioni ansiogene che nella loro valutazione possono far scaturire un nuovo attacco di panico. In alcune situazioni, possono arrivare a chiedere ai familiari di accompagnarlo ovunque per la paura di rimanere solo e di non riuscire a fronteggiare quell’esperienza terribile che l’attacco di panico gli ha fatto provare.
Sebbene tutti gli attacchi di panico sono molto simili come sintomi, sono però diversi e del tutto personali come contenuto e rispetto alle motivazioni e ai processi che li sottendono.
Attacchi di panico e cause
Gli attacchi di panico di solito si verificano con maggior frequenza in periodi di vita stressanti. È stato osservato come alcuni fattori fungano da evento precipitante, anche se non coincidono necessariamente con l’insorgenza dell’attacco di panico.
Nella ricostruzione della storia clinica del paziente è facile infatti rintracciare eventi di vita che vengono comunemente individuati come fattori precipitanti. Tra questi troviamo:
- Matrimonio o convivenza
- Separazione o divorzio
- Perdita o malattia di una persona cara
- Essere vittima di una violenza, sia fisica che psichica
- Problemi lavorativi e finanziari
Sintomi dell’attacco di panico
I sintomi più comuni nell’attacco di panico sono:
- Palpitazioni o tachicardia
- Sensazione di sbandamento, testa leggera o sensazione di svenimento
- Sudorazione
- Brividi o vampate di calore
- Tremori fini o a grandi scosse
- Dispnea o sensazione di soffocamento
- Dolore o fastidio al petto
- Nausea o disturbi addominali
- Derealizzazione, percezione del mondo esterno come irreale
- Depersonalizzazione, percezione di essere un’entità esterna al proprio corpo
- Paura di perdere il controllo o di impazzire
- Paura di morire
Non tutti i sintomi sono necessariamente presenti in tutti gli attacchi di panico. E la loro intensità può essere diversa da un attacco all’altro. Inoltre la gravità e la frequenza degli attacchi di panico varia da persona a persona.
Disturbo di panico, quale cura possibile?
Tentare di dare un senso all’esperienza di panico è un passo importantissimo per cercare di evitare di alimentare quel senso profondo di scoraggiamento, paura, allerta e incertezza che alimentano il timore fobico di provare un altro attacco di panico.
Credo che per i pazienti sia fondamentale ricevere spiegazioni sul funzionamento della nostra psiche e sul significato dell’attacco di panico. Essere consapevoli che gli attacchi di panico sono curabili e che si può uscire dal circolo vizioso della “paura della paura”, e che è assolutamente fattibile ritornare a condurre una vita normale.
Gli approcci terapeutici possono essere diversi. Le esperienze descritte dai pazienti hanno spesso una connotazione traumatizzante e il protocollo EMDR si integra bene nel trattamento del disturbo di panico.
L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) può essere utile per: elaborare il ricordo degli attacchi di panico, elaborare le situazioni scatenanti legate al panico nel presente e sostenere e rafforzare una prospettiva futura adattiva per affrontare situazioni legate ai sintomi (Farretta, 2018)
Il compito del terapeuta sarà quello di cercare di aiutare il paziente nel recuperare i significati dell’attacco di panico nella sua storia di vita e portarlo ad adottare quei cambiamenti necessari per promuovere il benessere psichico.
Di Tiziana Barchiesi, psicologa e psicoterapeuta, PsicologiaFirenze.it
BIBLIOGRAFIA:
- Faretta, E. (2018). EMDR e disturbo di panico. Dalle teorie integrate al modello di intervento nella pratica.Milano: Edra.
- Rovetto, F. (2003). Origini, dinamiche, terapie. Milano: McGraw Hill
- Taylor, S. (2006). Disturbi di panico. Monduzzi
- American Psychiatric Association (2014). DSM-5. Milano : Raffaello Cortina Editore
- Hilman,James (2015). Saggio su Pan. Milano: Adelphi