INCONTRI DI PSICOLOGIA – L’epoca del “binge watching”: che impatto ha Netflix sulle nostre vite (e sul nostro sonno)

29 Giugno 20218min630
Arancione bianco e nero post per social media viaggi con foto vecchia di gruppo al mare

Alzi la mano chi non ha – o almeno ha utilizzato una volta – un account Netflix, Amazon Prime, Apple TV+ o qualunque altra piattaforma di streaming video.

Tra i cambiamenti delle nostre abitudini dovuti al lockdown possiamo di certo annoverare l’aumento del tempo, specialmente serale e notturno, trascorso davanti agli schermi, tanto che  il volume di traffico internet giornaliero è quasi raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Questa deriva ha assunto il nome di binge watching, ovvero l’abbuffata ininterrotta di episodi di una singola serie, facilitata dall’assenza di interruzione pubblicitaria tipica delle piattaforme a pagamento.

Ovviamente vale la pena non muoversi in modo preconcetto rispetto a questa modalità, rischiando di bollarla come inadatta e controproducente.

Probabilmente guardare una serie in una volta sola ha anche un valore sociale, permettendoci di partecipare a conversazioni sia dal vivo che sui social media con i nostri amici, il che crea inevitabilmente un senso di appartenenza e di accettazione a cui spesso puntiamo.

In effetti, come afferma Elisabeth Cohen, Professore Associato di Comunicazione alla  West Virginia University, è come se esistesse “un doppio standard per il modo in cui pensiamo alle diverse esperienze di abbuffata dei media”: anche se leggere un romanzo per diverse ore alla volta per divertimento può probabilmente essere altrettanto sedentario e avvincente quanto guardare uno schermo, non esiste un termine dispregiativo come “abbuffarsi” per l’atto di divorare un intero romanzo in una notte. Lo chiamiamo semplicemente “lettura”. E parliamo di “maratona” se guardiamo in una notte tutta la serie di film di Star Wars.

Perché ci “abbuffiamo” quando guardiamo molte serie, ma è una “maratona” quando guardiamo un sacco di film?

Alcuni studi correlano la visione compulsiva sul piccolo schermo con disturbi dell’umore, il che potrebbe farci pensare che stare ore a vedere lo schermo sia ad appannaggio di persone depresse o anche che causi depressione.

Non ci sono studi convergenti su questo, è ad esempio altrettanto probabile che le persone depresse o sole a causa di circostanze di vita (come ad esempio, disoccupazione o una rottura) scelgano semplicemente di trascorrere il loro tempo a guardare ininterrottamente serie tv.

Recentemente il focus si è spostato sopratutto sull’influenza che questo comportamento ha sul sonno.

Nei primi cinque mesi del 2020 sul motore di ricerca Google sono state eseguite 2,77 milioni di ricerche sull’insonnia, il 58% in più rispetto all’anno precedente, come evidenziato anche una ricerca pubblicata sul Journal of Clinical Sleep Medicine (2)

In un recente studio italiano pubblicato sulla rivista Sleep, condotto su oltre 2000 soggetti durante le prime settimane del lockdown, sono stati somministrati in due momenti ad un mese di distanza l’uno dall’altro, il PSQI (Pittsburgh Sleep Quality Index) e il ISI (Insomnia Severity Index), due questionari specificatamente mirati alla rilevazione della qualità del sonno ed è stato rilevato l’utilizzo di dispositivi elettronici nelle 2 ore precedenti all’addormentarsi: il 92,9% dei soggetti ha riportato un incremento significativo nell’uso di device elettronici prima del sonno e, parallelamente, un abbassamento della qualità e della durata del sonno e un aumento di sintomi legati all’insonnia.

Al contrario, il 7,1% restante del campione, che ha riferito una diminuzione di ore davanti allo schermo, ha anche riportato un generale miglioramento della qualità e della quantità del sonno.

Un’altra recentissima ricerca (Dixit et al, 2020) condotta in 4 Paesi del sud est asiatico (Bangladesh, India, Indonesia e Nepal) su 548 soggetti maggiorenni che mediamente vedevano da 1 a 3 ore di tv o streaming, ha registrato un forte aumento in oltre il 73% del campione, durante il periodo di lockdown, da 3-5 ore o addirittura di oltre 5 ore giornaliere. L’interferenza causata dal binge watching sulla vita quotidiana dei soggetti era tale che il 39,1% ha avuto disturbi del sonno, il 32,3% ha perso il lavoro e il 28,1% ha riferito di avere avuto conflitti domestici. Il 27,6% ha riferito di aver provato a controllare il proprio binge watching, senza risultati.

Sebbene sia da considerare con attenzione l’impatto del binge watching sulla salute, specie di bambini e adolescenti, è altrettanto necessario non demonizzare la visione delle serie TV, specie etichettandole come svago in qualche modo meno degno rispetto ad abbuffarsi di altri tipi di narrazioni, come quelle dei libri. 

Immergersi nelle narrazioni in tv può farci bene, anche a dosi pesanti, ma solo se lo apprezziamo veramente per quello che è: un piacere. Non un piacere colpevole, semplicemente un piacere.

(1) Cohen, E. (2017). “What’s behind TV bingeing’s bad rap?” – https://theconversation.com/whats-behind-tv-bingeings-bad-rap-74399

(2) https://jcsm.aasm.org/doi/10.5664/jcsm.8810

(3) Sleep 2021. Doi: 10.1093/sleep/zsab080 (https://doi.org/10.1093/sleep/zsab080)

(4) Dixit, Ayushi et al. “Binge watching behavior during COVID 19 pandemic: A cross-sectional, cross-national online survey.” Psychiatry research vol. 289 (2020): 113089. doi:10.1016/j.psychres.2020.113089


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