INCONTRI DI PSICOLOGIA – Perché raccontiamo le bugie?

22 Marzo 20215min1165
Rosa Petalo Festa della Mamma Post di Facebook (1)

“le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito!

Perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo.”

Collodi parlando di bugie ci avrebbe detto questo. Il naso di Pinocchio che si allunga quando dice una bugia è una bellissima suggestione che ancora oggi ha il potere di incantare i bambini e di fornire uno strumento agli adulti per disincentivare l’uso della bugia.

Sappiamo che mentire è un’attività creativa, con la bugia si crea un mondo parallelo in cui le cose vanno in modo diverso dalla realtà, delle volte mentire diventa eccitante perché può dare l’illusione di avere un potere illimitato.

Ognuno di noi nella propria esperienza soggettiva ha sperimentato il fascino e il potere della menzogna. Basti pensare alle prime bugie, a quel frutto creativo della mente, “l’amico immaginario” che permette al bambino di rispecchiarsi nel’altro immaginario riversando tutte le immagini di sé che ha racconto nella relazione con gli adulti. La creazione dell’amico immaginario è una tappa importante nella crescita dei bambini, indice di una buona capacità di reazione e di adattamento di fronte ai cambiamenti. A differenza di quello che pensano gli adulti i bambini sono capaci di dire bugie molto precocemente.

Spesso prima dei 4 anni sono in grado di ingannare deliberatamente. La bugia, in questa fascia di età, viene adoperata per il timore di subire una punizione percepita come troppo severa. I bambini tendono quindi ad adoperarla per negare la cattiva intenzione e non tanto per negare l’evento in sé.

Intorno ai 6 anni l’utilizzo della bugia si affina, i bambini iniziano ad utilizzarla per mentire rispetto ai propri stati d’animo e per dissimulare le proprie intenzioni. Secondo lo psicologo statunitense Paul Ekman, fino agli 8 anni i bambini non sono capaci di riconoscere l’intenzionalità o meno della menzogna ed è per questo che etichettano come falso qualsiasi interlocutore che dice una bugia, anche se non viene detta intenzionalmente per mentire.

Verso i 10/11 anni i ragazzi iniziano a smettere di pensare che le bugie sono sempre qualcosa di sbagliato e cominciano a valutare caso per caso per capire se sia giusto o meno mentire. Spesso vengono dette per proteggere non solo se stessi ma anche i compagni.

I ragazzi adolescenti sono capaci di comprendere che mentire è sbagliato e che comporta una perdita di fiducia da parte degli altri, ma questo non è sempre presente nella loro mente.

Lo stesso avviene agli adulti che nonostante la consapevolezza delle conseguenze della menzogna l’adoperano minando così la fiducia reciproca. Molto spesso questo si osserva nelle relazioni genitori-figli. Gli adulti tendono a nascondere o ad omettere delle informazioni con la fantasia illusoria di proteggere i propri cari. Non è assolutamente semplice parlare di eventi della vita dolorosi così come lo sono le malattie, i lutti e le separazioni. Ma il problema è che le bugie hanno il naso lungo e le gambe corte e, forse a causa di questa sproporzione fisica, prima o poi inciampano e si scoprono, compromettendo la relazione con implicazioni importanti nella costruzione dell’identità personale dei figli e nella loro lettura del mondo. Al contrario se l’adulto riuscisse a non mentine, a non omettere e a parlare dei propri errori questo permetterebbe al bambino di apprendere che si può sbagliare senza essere sbagliati e che la verità rafforza la relazione.

 

Di Tiziana Barchiesi, psicologa e psicoterapeuta PsicologiaFirenze.it

BIBLIOGRAFIA.

  • Ekman ,P. (2009).  Le bugie dei ragazzi, frottole, imbrogli, spacconate: perché i nostri figli ricorrono alla menzogna? Giunti Editore
  • Laniado N., Pietra G. (2001). Le bugie dei bambini. Ed. Red
  • Collodi C., Le avventure di Pinocchio

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