INCONTRI DI PSICOLOGIA – Perché una “psicologia del lavoro”?

21 Ottobre 20205min673
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Perché abbiamo deciso di inaugurare questa nostra nuova rubrica parlando di psicologia del lavoro?

Con l’accreditarsi della psicologia all’interno delle organizzazioni si è vista la possibilità di condividere e sviluppare ulteriormente le conoscenze di questa disciplina a vantaggio delle aziende. Applicare conoscenze della psicologia generale in ambito gestionale si è rivelata un’opportunità per:

  • migliorare il benessere psicofisico dei lavoratori
  • rendere più efficienti le prestazioni lavorative
  • aumentare la motivazione per la propria professione
  • perfezionare la comunicazione
  • migliorare la qualità delle relazioni tra i membri dell’organizzazione e tra questa e il mondo esterno.

In particolar modo infatti, la psicologia del lavoro e delle organizzazioni ha visto moltiplicare le proprie attività di intervento in aree principali quali la selezione del personale, la gestione, la formazione e l’aggiornamento professionale secondo un’ottica sempre più lifelong learning (apprendimento continuo) in cui lo sviluppo di conoscenze e competenze non è confinato semplicemente alla preparazione di una professionalità da inserire in azienda (questo, compito che ci si aspetterebbe già dall’istruzione superiore e universitaria), quanto al mantenimento di una figura in cui innovazione e “stato dell’arte” possano riflettere le stesse probabilità dell’azienda di sopravvivere sul mercato.

In poche parole, viviamo in tempi difficili e sarà compito dei dirigenti di un’azienda avere la lungimiranza non solo di selezionare i giusti collaboratori ma anche di investire su di loro una volta assunti garantendo all’organizzazione una figura all’altezza delle sue necessità, ma anche un contesto emotivamente sano e incentivante alle aspettative del lavoratore.

Competenze “dure” e competenze “trasversali”. Fino a pochi anni fa si riteneva che la preparazione tecnica del lavoratore fosse tutto. Adesso la prospettiva è completamente cambiata e si sviluppa, seppur con i ritardi previsti, una progressiva consapevolezza di quelle che sono le qualità del lavoratore che parallelamente alle sue competenze tecniche possono fare la differenza in termini potenziali e operativi. Non basta più infatti (o non è mai bastato, dopotutto) investire sulla preparazione tecnica del lavoratore. Oggi sono richieste delle competenze trasversali (in inglese, soft skills) che, indipendentemente dal percorso professionale e dal settore di riferimento, sono capacità tipiche della persona che descrivono la sua abilità di adattarsi agli imprevisti e ai cambiamenti dei contesti. Pensiero critico (che non è una propensione a criticare a prescindere!), creatività, visione sistemica, attitudine alla soluzione dei problemi, capacità di negoziare, empatia e intelligenza emotiva sono solo alcune di queste competenze che saranno sempre più richieste dal mondo del lavoro e sarà compito di psicologi, formatori e specialisti nella gestione delle risorse umane occuparsene in modo sempre più specifico al fine di garantire efficienza, lungimiranza, innovazione ma soprattutto benessere.

Centralità del Clima Organizzativo. Ciò non potrà essere garantito se non ponendo al centro il valore del clima organizzativo. Per quanto riguarda la qualità del clima  in particolare, esso dipenderà soprattutto dalla presenza di una comunicazione efficace tra i dipendenti, tra questi e i loro superiori, tra questi ultimi con clienti e fornitori; una comunicazione che dovrà essere non solo efficace ma anche efficiente perché, come sappiamo, ci sono diversi modi per raggiungere ciò che si vuole ma non sempre il modo per ottenerlo può essere un modello compatibile con il benessere condiviso nel proprio ambiente di lavoro!

di Mirko De Vita (formatore e docente, specialista in Psicologia sociale e cognitiva)

 

 


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