Intervista alla danzatrice Swami Biliotti: “La danza come vocazione”

16 Aprile 20216min1975
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Tiziano Bonanni – direttore della scuola d’arte Rosso Tiziano di Scandicci – ha intervistato la danzatrice Swami Biliotti.

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Swami Biliotti è una giovanissima ballerina di talento, classe 2002, nata a Firenze e residente a Scandicci https://www.instagram.com/swamibiliotti/

All’età di 6 anni si iscrive all’Accademia di danza città di Scandicci. Ad 11 anni vince una borsa di studio per la scuola di danza Hamlyn di Firenze diretta da Nicoletta Santoro dove consegue il diploma del metodo classico Cecchetti ISTD e, durante il corso professionale, studia insieme a maestri internazionali, tra cui Bruce Michelson insegnante di tecnica Cunningham, in stage organizzati dalla scuola stessa. Nel 2018 è stata scelta per rappresentare l’Italia con il metodo Cecchetti in una masterclass a Parigi che ha coinvolto ballerini e docenti di molte scuole e teatri francesi. Dal 2015 al 2019 ha lavorato con coreografi attivi sulla scena della danza contemporanea come Cristina Rizzo, Virgilio Sieni e il ballerino Jari Boldrini: con Virgilio Sieni ha partecipato a vari progetti presso Cango Cantieri Goldonetta in ambito del Festival della Democrazia del Corpo e Nuovi Cantieri Culturali Isolotto. Dal 2019 frequenta la Rambert School di Londra https://www.rambertschool.org.uk dove attualmente studia danza classica, contemporanea (Cunningham, Graham, Limon, Release), improvvisazione e laboratorio coreografico.

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Domanda 1: Hai iniziato a danzare prestissimo e hai avuto il privilegio di essere chiamata a far parte di una delle scuole di danza più prestigiose d’Europa, ma lontana da casa e in un momento molto particolare dovuto alla pandemia; cosa puoi dirci a proposito?

Risposta 1: Non è stato affatto semplice perché essendo la prima esperienza fuori casa, e un’avventura del tutto nuova, una pandemia era l’ultima cosa di cui avevo bisogno. Nonostante ciò mi sento molto fortunata, in quanto la scuola ci è sempre stata molto vicino cercando di motivare gli studenti durante i vari lockdown e dandoci l’opportunità di tornare ad allenarci dentro una sala vera e propria appena è stato possibile. Durante questi mesi sono giunta alla conclusione che con questo periodo molto particolare  le persone hanno avuto modo di  trarre un risvolto positivo o negativo della situazione e nel mio caso sono veramente contenta perché anche se faticosi, questi mesi mi hanno dato l’opportunità di concentrarmi di più su me stessa, conoscermi, e capire su cosa devo lavorare, più che a livello fisico a livello mentale, per crescere sia come persona che come ballerina.

D2: La danza è una vocazione che richiede molti sacrifici, quali sono le tue aspettative future?

 R2: Una volta finiti gli studi alla Rambert  vorrei fare qualche anno di esperienza in una compagnia europea, ad esempio in Germania, Spagna o Inghilterra, paesi che a differenza dell’Italia offrono maggiori  opportunità per il mio settore. Inoltre mi piacerebbe molto iniziare ad insegnare ed un giorno aprire una mia scuola di danza qualificata e polifunzionale nella mia città.

D3: Giovani ragazze di talento come te dovrebbero essere sostenute dalle istituzioni culturali del proprio territorio; a te piacerebbe se ciò avvenisse a Scandicci, considerate le potenzialità di sviluppo futuro con il nuovo Centro R. Rogers e l’indotto della tramvia che collega facilmente a Firenze?

 R3: Purtroppo sono tanti anni che la danza, e l’arte in generale, vengono trascurate dal nostro paese e per quanto mi riguarda è un grande problema. L’Italia è stata la culla dell’arte,  ma ora come ora con  le chiusure dei teatri ed i pochi fondi da parte dello Stato, la perdita di un pubblico interessato a nuove creazioni e la percezione sbagliata che tante persone hanno della danza (data anche da alcuni programmi tv di basso livello), la situazione è sempre più critica per questo settore. I giovani di oggi sono quasi sempre costretti a fuggire all’estero se vogliono praticare la vera danza, di conseguenza anche aprire una scuola o intraprendere un percorso da insegnante fa molta paura in quanto le istituzioni culturali non offrono certezze.  Se un giorno riuscirò ad aprire una scuola la mia idea è quella di creare uno spazio  aperto a tutti, con insegnanti qualificati ed un corso professionale con il quale  mi piacerebbe che  gli studenti più interessati, oltre a studiare il metodo classico e le tecniche contemporanee, siano accompagnati nel loro percorso con gyrotonic, pilates e se  possibile anche da un fisioterapista idoneo; una visone a 360° per la formazione di un vero ballerino. So che è molto dura creare un qualcosa  del genere ma, con il futuro Centro R. Rogers e la tramvia che facilita il collegamento con Firenze, potrebbe aprirsi una possibilità… chissà?!

 

 

 

 

 

 


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