LA CHIESA CATTOLICA OGGI – Ottobre, mese del rosario

La devozione del “mese di ottobre” in onore della Beata Vergine Maria del Rosario è da attribuirsi al frate domenicano spagnolo p. Giuseppe Moran (+ 1884) che si fece zelante promotore presso i vescovi spagnoli di istituire nelle chiese cattedrali e nelle parrocchie tale devozione perché si affermasse il rosario come “mezzo” di evangelizzazione per meditare gli episodi principali del Vangelo che richiamano le verità della nostra fede cristiana. Dopo la Spagna, tale devozione si diffuse anche in Francia e in Italia, tanto che Leone XIII la raccomandò nel 1883 alla Chiesa universale.
La tradizione attribuisce a San Domenico la formulazione del rosario. Infatti, grande merito hanno avuto le Fraternite Laiche, promosse dai Domenicani, che lungo i secoli hanno svolto una importante opera di diffusione del rosario.
Bisogna anche riconoscere come questa preghiera abbia avuto le sue radici negli ordini religiosi (in primis i Certosini e poi quelli Mendicanti) che promossero preghiere litaniche orali (brevi e facilmente da imparare e recitare a memoria) per la maggior parte della gente che non sapeva leggere e scrivere. Da una parte quindi i monaci e i frati che recitavano i salmi per celebrare nella preghiera “canonica e ufficiale” della Chiesa la lode a Dio, dall’altra parte i “poveri e gli analfabeti” che rendevano con “il cuore e le labbra” manifesta la loro fede in Dio, per mezzo di Maria.
Oggi, il dibattito è ancora aperto, tra chi vede nel rosario una preghiera “per vecchi, ripetitiva e noiosa” e quindi da mettere da parte. Dall’altra parte i “ferventi e veri devoti” che rimproverano alla Chiesa di essere “poco devota” al rosario e quindi per rilanciare il ruolo della Vergine Maria nella vita della Chiesa propongono nuove devozioni, coroncine e titoli con cui invocare Maria per tutti i gusti e le esigenze… Attraverso i fratelli della Riforma, molti invece hanno ri-scoperto il valore evangelico e, quindi ecumenico, della figura di Maria e quindi del rosario.
Il rosario non ha perso nulla del suo valore tra i ritmi della nostra società tecnologica. Anche nel terzo millennio rimane una preghiera di grande significato, destinata a portare frutti di spiritualità. Se è vero che, tra le preghiere, il primo posto va alla Liturgia, fonte e culmine della vita ecclesiale, non è meno vero che, tra le devozioni del popolo di Dio, al rosario spetta un posto d’onore. Esso è «catena dolce che ci rannoda a Dio», secondo la bella espressione del beato Bartolo Longo, «vincolo di amore che ci unisce agli angeli», «torre di salvezza» e «porto sicuro», perché ci affida all’intercessione potente di Maria e ottiene la grazia che ci salva. La storia del rosario mostra che la Chiesa, nei momenti difficili, ha fatto ricorso a questa preghiera, che possiede una forza particolare, per ottenere l’aiuto di Dio mediante l’intercessione della Madonna (ultimamente lo abbiamo constatato anche per il periodo più buio della pandemia da Covid-19).
Il rosario, con i suoi venti misteri, esprime la fede della Chiesa senza giri di parole e senza porre falsi problemi, e aiuta ad avere fiducia in Dio e ad abbandonarsi a lui.
Apparendo a Lourdes e a Fatima, la Madonna si è presentata con il rosario in mano e ha raccomandato la recita del rosario. Negli ultimi giorni della sua vita, fu chiesto a Padre Pio: «Che cosa ci lascia in eredità?», egli rispose: «Vi lascio il rosario».
La storia è piena di testimonianze che ci mostrano come questa preghiera ha accompagnato sia gente comune sia personaggi e artisti famosi. Alcide De Gasperi, nelle Lettere dalla prigione, scritte alla moglie quando fu arrestato dai fascisti, dice che gli fu di sostegno spirituale la preghiera del rosario, che nei primi giorni recitava «come poteva», cioè senza la corona. Poi la moglie gli inviò una corona del rosario: lui lo recitava alla sera pensando che verso quell’ora anche la moglie e le sue bambine erano in preghiera e allora – così scriveva – «il mio spirito si inginocchia con voi».
La pratica del rosario in famiglia la sera era in passato molto diffusa. Oggi purtroppo si guarda la tv o una parte dei membri della famiglia è fuori casa.
Al giorno d’oggi c’è la moda di imparare tecniche yoga per rilassarsi, ripetendo in continuazione uno stesso “mantra” che aiuta a concentrarsi su sé stessi e a trovare la propria energia. Tante persone si sono dimenticate che questi “segreti” li avevano già “in tasca”. Basta prendere in mano una corona del rosario. Essi cercano lontano ciò che, invece, possono trovare molto vicino. Cercano in moderni maestri ciò in cui i loro padri e i loro nonni erano già esperti: il rosario.
Riscopriamo, dunque, il rosario. Sentiamolo come angolo di contemplazione da assicurare, quasi come boccata di ossigeno, alle nostre giornate.
Facciamone un vincolo di unità per le nostre famiglie. La famiglia che prega unita, rimane unita.
Pratichiamolo come preghiera che accompagna i nostri viaggi, che si insinua tra un’occupazione quotidiana e l’altra, che occupa spazi vuoti di attesa. Forse saremo nella condizione non solo di “recuperare” il significato e il valore del rosario, ma l’importanza della stessa preghiera e quindi sapere “insegnare” e fare “amare” il rosario.
Don Massimo Cardoni, parroco di S. Giuliano a Settimo