LA CHIESA CATTOLICA OGGI – Preti morti per Covid: una strage silenziosa!

Il numero dei decessi in Italia per questa maledetta pandemia è ormai vicino a quota 120.000 da marzo 2020. Abbiamo sentito spesso quale prezzo è stato pagato da medici, infermieri, personale sanitario, volontari… ma poco si è scritto e detto anche di sacerdoti e religiosi.
L’agenzia SIR (Servizio Informazione religiosa) in una nota dell’1 aprile scorso analizza e riporta la mortalità del clero italiano per effetto del Covid-19. Sono 269 i sacerdoti morti a causa del coronavirus in Italia nel primo anno della pandemia. Dal primo marzo 2020 al primo marzo 2021, il clero diocesano e religioso ha pagato duramente la vicinanza alla gente, la presenza negli ambienti più esposti al virus e la fragilità di un’età avanzata. Il contagio ha quasi azzerato il pur modesto ricambio garantito dalle nuove ordinazioni, che sono state 299 nel 2020. Se nel 2019 i preti morti erano stati 742, nel 2020 il totale è salito a 958 con un incremento del 30%. Le regioni più colpite sono state quelle del Nord (78% del totale): a guidare la triste classifica è la Lombardia con 88 decessi (33%), Emilia Romagna con 36 (14%), Trentino Alto Adige con 28 (10%), Piemonte con 22 (8%) e Veneto con 17 (6%). A seguire, tra le Regioni del Centro (11%) e del Sud (11%) con il numero più alto di vittime, ci sono le Marche con 15 sacerdoti morti (6%), la Campania con 12 (4%) e l’Umbria con 7 (3%); la Toscana ne ricorda 6. Le due isole sommano, nel complesso, 14 decessi (10 in Sicilia e 4 in Sardegna). Due i momenti in cui la pandemia si è abbattuta con più violenza sul clero: nel periodo marzo/aprile 2020 sono morti 248 sacerdoti, ovvero quasi il doppio (+ 92%) di quelli scomparsi nell’analogo arco temporale del 2019 (129). E un altro picco c’è ora nella seconda ondata.
Il mese di marzo 2020 è quello che registra il numero più alto di decessi (99), che rappresentano poco meno della metà del totale (48%); ad aprile la situazione migliora (27 morti) per degradare nella tarda primavera e durante l’estate (5 vittime complessive). Ad ottobre però la miccia si riaccende con i primi 7 decessi della seconda ondata, per poi rapidamente deflagrare nel mese di novembre con 68 morti (33%). Il primo decesso si registra il 1° marzo a Pesaro, gli ultimi a Bolzano, L’Aquila e Trento. La vittima più anziana ha 105 anni ed è di Cremona, la più giovane ne avrebbe compiuti 46 un paio di mesi dopo la morte avvenuta a Salerno.
A morire sono soprattutto i preti più anziani, con un’età media di 82 anni in linea con quella delle vittime di Covid-19 nella popolazione generale. Ma non sono soltanto i sacerdoti più fragili o ricoverati nelle case di riposo ad andarsene: oltre 40 di loro, infatti, hanno massimo 75 anni (20% del totale), ovvero l’età limite prevista dal Codice di Diritto canonico per svolgere il ministero di parroco. Sono preti attivi che vivono la missione tra la gente (4 hanno meno di 50 anni), partecipando quotidianamente alle vicende del popolo di Dio loro affidato. E anche tra quanti hanno età superiore ai 75 anni, numerosi proseguono in deroga a ottemperare ai compiti ministeriali come parroci o collaboratori parrocchiali. “In questo tempo, i sacerdoti hanno davvero espresso il volto bello della Chiesa amica, che si prende cura del prossimo. Hanno donato un esempio autentico di solidarietà con tutti. Sono stati l’immagine viva del Buon Samaritano, contribuendo non poco a rendere credibile la Chiesa”, sottolinea il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei. E Papa Francesco, ricordandoli nell’omelia del Giovedì Santo li ha definiti “i santi della porta accanto” unitamente a tutte le altre categorie in prima linea alla lotta al Covid-19.
Ad essere toccate dalla morte per contagio, sono 86 diocesi su 225 (38%). Bergamo è quella che ha pagato il prezzo più alto in termini di lutti con 27 preti deceduti: tra di essi c’è anche don Fausto Resmini, il prete degli ultimi che è stato ricordato dal presidente Mario Draghi in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia. Tra le diocesi più colpite anche Milano e Brescia (18 morti ciascuna), Trento (17), Bolzano (11), Cremona (9), Parma (8), Como (7), Padova (7) ma anche Lodi Genova, Reggio Emilia, Udine, Pesaro, Fano, La Spezia, Mondovì, Bologna, Firenze, Novara: tutte tra i 6 ed i 3 sacerdoti uccisi dal contagio (vedi foto). Che ha colpito duramente anche Saluzzo Salerno, Perugia, Tortona, Vicenza, Vittorio Veneto, Caserta, Cesena, Ferrara, Palermo Ragusa e Ravenna.
Don Silvano Sirtoli era nato a Bergamo nel 1960: “La sua vita è stata un Vangelo vissuto lasciando un grande segno ovunque”. Don Giancarlo Nava ha svolto per diversi anni il suo ministero in Paraguay. In questo Paese, dove ha avviato una scuola di formazione per i contadini, ha anche subito minacce per aver denunciato piaghe come la corruzione e il traffico di droga e di armi. Don Giuseppe Berardelli era arciprete a Casnigo (Bg). Il suo saluto era sempre lo stesso: “Pace e bene”, lo ricordano come un sacerdote che portava ovunque entusiasmo. Padre Giosuè Torquati era nato a Bergamo nel 1938. Sacerdote dehoniano, era chiamato da tutti “Mago allegria” perché animava spettacoli con giochi di prestigio in oratori, parrocchie, scuole e case di riposo. Diceva che il Signore “non voleva salici piangenti”. Don Remo Luiselli aveva avviato nel 1989 a Ghisalba (Bg) una comunità di recupero per tossicodipendenti. Nel 1993 è stato aggredito da alcuni giovani in canonica. “Era una spedizione punitiva – ha raccontato – perché in quegli anni ero riuscito a mandare 43 ragazzi tossicodipendenti in una comunità di recupero e questo andava contro gli sporchi interessi di qualcuno”.
Quanti funerali hanno celebrato questi sacerdoti e quante persone hanno ricevuto da loro affetto e comprensione; ed ora per loro non è stato possibile nessun funerale! E per chiudere con i dati numerici i sacerdoti e religiosi defunti in Europa sono stati circa 450, una strage silenziosa!!
Don Massimo Cardoni, parroco di S. Giuliano a Settimo
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