L’economia di Scandicci sotto il fuoco del Covid-19

6 Aprile 20206min4565
Coronavirus und Kosten

Soprassedendo sull’aspetto sanitario con le sue pesantissime conseguenze, il fatto che la pandemia da Covid-19 avrebbe potuto essere (con speranza usiamo ancora, alla data in cui scriviamo, il condizionale) micidiale per l’economia, lo si iniziò a intuire già lo scorso 25 febbraio, quando da queste colonne facemmo riferimento alle pressoché immediate ripercussioni negative che la sempre più netta consapevolezza del dilagante contagio aveva iniziato ad avere su alcune grandi aziende del distretto del lusso. Quelle erano ancora solamente avvisaglie, ma tempo pochi giorni e la “bomba” scoppiò in tutto il suo potere distruttivo, iniziando a congelare le esportazioni e successivamente le produzioni.

Il resto, sfociato nel “stare a casa” per decreto con relativa paralisi sociale e in gran parte lavorativa, è storia nota.

La domanda, a questo punto, è: quali scenari sono verosimili per il futuro prossimo venturo di Scandicci?

«Il distretto del lusso è quello che va più in sofferenza, ma è anche quello con le spalle più larghe e che può permettersi un margine operativo (periodo senza fatturare, ndr) di qualche mese – ha spiegato l’assessore allo Sviluppo economico di Scandicci Andrea Franceschi -; inoltre è un settore consapevole del fatto che quando ripartirà lo farà in maniera fortissima. Quello che mi preoccupa molto di più sono invece i piccoli esercizi: vendita al dettaglio, bar, ristoranti etc, che già facevano fatica prima dell’emergenza virus. È forte il disagio dei commercianti costretti a stare a casa, che sentono opprimente l’angoscia del non lavorare e al contempo, a differenza di chi è dipendente, del non guadagnare.

Ci muoveremo tutti insieme per evitare che sul terreno rimangano vittime economiche».

Se le attuali misure di contenimento sociale dovessero essere prorogate fino a maggio, che scenario immagina?

«Se verso metà aprile tali misure si allentassero penso che si potrebbe ripartire senza troppi danni; diversamente non posso prevedere quante aziende cesserebbero definitivamente l’attività. L’essenziale – conclude Franceschi – è che si sia tutti consapevoli del fatto che il sacrificio che stiamo facendo servirà a fare in modo che i prossimi decreti saranno per aprire e non per chiudere».

Marina Semprini, coordinatrice area di Scandicci per Confartigianato Imprese Firenze, dichiara che «Scandicci ha una marcia in più rispetto ad altre realtà regionali e nazionali, perché eravamo riusciti a raggiungere uno standard lavorativo discreto. Ma ciò non toglie che per le piccole e medie imprese e gli esercenti, mediamente già un solo mese di stop possa essere molto pericoloso; queste categorie arrivavano già da una contingenza economica di difficoltà, quindi anche un mese in più di mancata attività è un problema».

Il governo sembra essere intenzionato ad aiutare concretamente queste categorie…

«Premesso che il mancato guadagno non potrà mai essere risarcito dallo Stato, se saranno attuati i giusti provvedimenti per gli ammortizzatori, casse integrazioni, congedi e quant’altro e una corretta gestione da parte delle banche di ciò che ha a che fare col debito come fidi, scoperti di conto, leasing, rateizzazioni etc., allora un mese di stop può essere più o meno sopportato. Diversamente un’azienda rischia fortemente di essere destabilizzata. Con manovre governative chiare e ben applicabili possono esserci dei fronti concreti da cui ripartire e saranno quelli dei settori dei bisogni “primari”».

Si vuole sbilanciare in una previsione su quando potremo ripartire?

«Non mi pronuncio sui tempi della ripresa economica, insisto invece sulla necessità di collaborare tutti a far sparire il contagio per poter ripartire il prima possibile e in questo senso, per fortuna, a Scandicci il grandissimo coordinamento associazionistico ha favorito lo scambio di informazioni, grazie a cui si è diffusa una importante consapevolezza fra la gente di come occorresse regolarsi fin da subito ed è fondamentale dare informazioni corrette, che provengano dalla filiera degli enti ufficialmente preposti a rilasciarle».

Salvatore Saltarello, referente area di Scandicci per Confartigianato Imprese Firenze, dichiara che «Scandicci, relativamente al settore dei beni necessari, sta reagendo un po’ meglio di altre zone, perché le persone tendono a utilizzare negozi e strutture commerciali di vicinato, che quindi mantengono un certo volume di lavoro, eventualmente effettuando le consegne a domicilio. Ma se nell’ambito dei beni necessari la contingenza è di concreta difficoltà ma non tragica, per i rimanenti settori la sofferenza, da 1 a 10, è 10 perché, molto semplicemente, sono fermi».

Cosa si sente di dire riguardo al rischio di chiusura delle imprese a Scandicci?

«Se non dovessero essere attuati adeguatamente gli aiuti governativi, il rischio di cessare l’attività potrebbe riguardare aziende nate da meno di due anni, che a Scandicci sono circa il 6%. I nostri associati guardano comunque fiduciosi a una ripartenza tutto sommato concreta, sempre che al più tardi verso metà aprile vengano alleggerite le misure governative di contenimento del contagio. A margine di queste considerazioni, vorrei evidenziare con piacere che molti dei nostri associati chimici e biologi si sono offerti volontari per aiutare gratuitamente ospedali ed enti di assistenza, per esempio per fare i test di positività al virus».

Di Luca Campostrini


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