SCANDICCI SECONDO ME… – La “Partita dell’assedio” e le “Barricate”: faraway, so close

1 Febbraio 20214min537
assedio barricate

Se esistono degli episodi storici che legano in maniera particolare Firenze e Scandicci, secondo me sono senz’altro la celebre “Partita dell’assedio” (17 febbraio 1530) e le “Barricate” (28 febbraio 1921), di cui fra poco ricorre il centenario. Entrambi questi episodi sono avvenuti nel secondo mese dell’anno, ma il motivo per cui io li ho sempre associati è, ovviamente, un altro.

Valutando, infatti, gli esiti successivi a queste due coraggiose dimostrazioni di forza, possiamo notare come entrambe le situazioni non abbiano avuto gli sviluppi desiderati ed auspicati dagli stessi protagonisti “ribelli” che, in quel determinato momento, rappresentavano, comunque, il sentimento unitario più diffuso nella cittadinanza.

Il 17 febbraio 1530 in Piazza Santa Croce, come ben sappiamo, si svolse la partita di “calcio in costume” più famosa della storia, che prese il nome di “Partita dell’assedio”. L’assedio era quello da cui si dovettero difendere i fiorentini dalle truppe dall’imperatore asburgico Carlo V. Pochi anni prima Firenze si era ribellata al potere dei Medici ed aveva proclamato, nel maggio del 1527, la cosiddetta “Terza Repubblica di Firenze”. In quel periodo il Papa era Clemente VII, discendente proprio della casata dei Medici (il defunto Lorenzo “il Magnifico” era suo zio), il quale, per favorire il rientro nel capoluogo toscano dei Medici stessi, chiese aiuto all’imperatore asburgico. Nell’ottobre del 1529 ebbe inizio così l’“Assedio di Firenze”, che terminò il 12 agosto 1530, quando vi fu la resa che consentì ai Medici di tornare in città e governare nel neonato Ducato di Firenze.

Quella gara di calcio in costume che venne disputata il 17 febbraio 1530, cioè pochi mesi prima della resa, assunse un significato particolare, quanto unico. L’incontro si tenne in  piazza Santa Croce perché, allora, era un luogo ben visibile dalle colline intorno alla città dove erano accampate le truppe di Carlo V. Poi, per richiamare ulteriormente l’attenzione degli stupiti assedianti, un gruppo di musici si mise a suonare sul tetto della chiesa, in modo che lo stesso esercito nemico potesse capire meglio (o tentare di farlo) cosa stesse accadendo nella piazza sottostante.

Certo, quello che successe a Scandicci il 28 febbraio 1928, in particolare col “Trincerone” posizionato sul ponte sulla Greve per arginare l’imminente attacco delle squadre fasciste che avevano assassinato il sindacalista Spartaco Lavagnini il giorno precedente, non ha praticamente niente di simile sotto l’aspetto dell’evento specifico con quello che era accaduto 4 secoli prima a pochi chilometri di distanza, ma il fatto che gli scandiccesi dell’epoca avessero scelto di unirsi per credere in qualcosa che difficilmente avrebbe potuto resistere a lungo (pochi giorni nel caso delle “Barricate”) mi ha sempre ispirato, anche se il paragone può sembrare azzardato, l’episodio della “Partita dell’assedio”.

di Roberto Vinciguerra, giornalista 


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