Scandicci, imprenditrice accusata di truffa aggravata ai danni dello Stato

11 Agosto 20213min957
CARABINIERICGE FOTOGIORNALISMO

L’accusa non è di poco conto: avrebbe simulato di essere nullatenente, così da non pagare un mutuo di circa 72mila euro che le era stato concesso nel 2011 quando era socia unica di una società di Verona nel ramo della pubblicità.

Al centro dell’indagine, effettuata dai carabinieri di Firenze, una donna di 56 anni, imprenditrice, originaria della città dell’Arena ma residente a Scandicci, che per questo è accusata di truffa aggravata ai danni dello Stato; l’Arma ha eseguito a suo carico un decreto di sequestro preventivo di beni mobili e immobili per 50mila euro oltre a una perquisizione.

In base alla ricostruzione dei militari, il mutuo di cui aveva beneficiato la donna era garantito al 70% da Microcredito in quanto la stessa aveva avuto accesso al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, ma il punto è che per farlo avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti per dimostrare la presunta solidità economica della sua azienda.

Sull’altro fronte, per figurare come nullatenente ed evitare così di restituire i 72mila euro ricevuti, nel 2012 l’imprenditrice avrebbe ceduto a un uomo – peraltro già noto alle forze dell’ordine per reati in materia finanziaria – le quote della sua società, successivamente messa in liquidazione e dopo alcuni mesi dichiarata fallita.

Ma non è tutto: quattro anni dopo, nel 2016, l’accusata rilevò le quote di una ditta  che gestisce un ristorante a Scandicci, quote poi trasferite a uno dei soci per non pagare la cartella esattoriale che Equitalia aveva emesso a suo carico per recuperare il credito erogatole nel 2011.

Le accuse a carico della donna non finiscono però qui: ce n’è infatti anche una per calunnia, perché la 56enne denunciò per tentata estorsione i soci, tre uomini di origine albanese, che accusava di averla minacciata per prendere il controllo della società e del ristorante. Proprio da qui sono partite le indagini che hanno poi fatto emergere tutto il resto; la querela è risultata infondata, con relativa accusa di calunnia.


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