Belgio: I Murales di Bruxelles

7 Settembre 20206min1550
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Bruxelles capitale europea delle leggendarie bande dessinée franco-belga, tra murales, musei di architettura Art Nouveau e Atelier designer emergenti. Per scoprire che, oltre il grigio, esiste un’infinità di altri colori. Nel paese che vanta la maggior concentrazione di fumettisti per chilometro quadrato, persino la severa capitale d’Europa ha dovuto arrendersi all’invasione di colore che ha rapidamente cambiato il volto della città. Oltre 40 murales, sparsi per le strade di Bruxelles e per la maggior parte realizzati dagli artisti dell’associazione Art Mural, rendendo omaggio ai più celebri autori delle bande dessinée (in francese striscia disegnata) franco-belga. La “nona arte” si sviluppa nel primo dopoguerra quando dalla matita di Georges Remi, in arte Hergé, nacquero i personaggi del leggendario ragazzo dai capelli rossi Tintine del suo fedele terrier bianco Milou. Nel 1938, sulle pagine del Journal de Spirou, il settimanale a fumetti edito da Dupois, il disegnatore Robert Velter, con lo pseudonimo Rob-Vel, ideò la figura dell’avventuroso giornalista Spirou. La qualità stilistica tra le scuole di Bruxelles e di Marcinelle, rispettivamente caratterizzata dal tratto netto e pulito della cosiddetta “ligne claire” ed una linea e da una linea caricaturale, alimenterà il boom del fumetto franco-belga, esploso dal 1939 al 1975.

In questi anni, infatti, che autori geniali quali Jijé, Franquin, Morris, Will, Peyo, Roba, Mitacq, Goscinny e Uderzo danno vita ai popolari eroi di carta Gaston Lagaffe, Lucky Luke, Isabelle, I Puffi, Boule et Bill, Asterix e Obelix. Entrati a pieno titolo nell’immaginario collettivo, questi personaggi sono protagonisti della rivoluzione urbana inaugurata nel 1989 con l’apertura del Centre Belge de La Bande Dessinée, seguito, due anni dopo, la comparsa dei primi murales a tema.

Sfruttando i muri ciechi sopravvissuti al massiccio bombardamento inflitto nel 1695 delle truppe di re Luigi XIV, le opere d’arte interagiscono con la città. I muri si animo e dialogano con i passanti, rivelando storie e abitudini dei diversi quartieri e dei loro abitanti, in un inedito percorso urbano che giustifica la presenza dei turisti in aree fino ad ora considerate periferiche e marginali. L’anziana curiosa affacciata su Rue Pierremans, la ferrovia che attraversa rue Terre-Neuve, il mercato delle pulci in place Jeu de la Balle, i ristoranti di pesce di rue d’Ophem e i misteri notturni di Place de Ninove raccontano una metropoli multiculturale che si espande a macchia d’olio intorno alla scenografica Grand-Place. L’ascensore trasparente collega Place Poelaert, sede del Palazzo di Giustizia, al quartiere di Marolles, con le sue case popolari in mattoni rossi del XVII-XVIII secolo, le piccole brasserie e un’atmosfera bohémien, che contrasta con il confinate Sablon. Marolles è l’esclusiva roccaforte degli antiquari, dei galleristi d’ate e dei più raffinati maitres chocolatiers belgi.

 

Spostandosi più ad occidente, l’area urbana di Saint-Géry è una meta trendy dove le grandi maison di moda vivono con le boutique degli atelier dei giovani stilisti e designer emergenti; un vento nuovo che soffia anche sulla vicina Dansert, l’area dell’antico porto di Bruxelles. In Place Sainte-Catherine e nei pressi dello storico mercato del pesce di Vismet dov’è, fino al XVI secolo, si allungavano i vecchi canali, gli ampi boulevard ora ospitano numerosi e rinomati ristoranti di frutti di mare. Qui, è d’obbligo una pausa a base di moules-frites, il tipico piatto belga con cozze e patatine fritte, prima di raggiungere Rue des Chartreux, dove ficcare il naso da Greenwich, la taverna preferita degli Artisti e dai letterati, ispirata dall’estro di René Magritte.

Una passeggiata sulle tracce del capofila del surrealismo belga, cui è dedicato il nuovo museo di Place Royale, è solo una delle innumerevoli proposte tematiche per scoprire il patrimonio artistico di Bruxelles.

Cartina alla mano, ad esempio, i 5 itinerari Art Nouveau percorribili a piedi o in bicicletta, conducono alla scoperta dei capolavori di Victor Horta, Paul Hankar e degli altri maestri che all’inizio del XX secolo, ruppero con lo stile costruttivo dell’epoca, creando un nuovo linguaggio architettonico. La rottura è evidente a Ixelles, sulle facciate affollate di dettagli Liberty e Art Déco, così come nel quartiere africano di Matongé dove, avvolti dall’aroma della menta, anche i palazzi più eleganti assumono un irresistibile aria branché. Il privilegio di Bruxelles è che ci si può perdere ovunque, tra le bancarelle di un mercatino dell’antiquariato, cercando uno degli ultimi venditori ambulanti di lumache o degustando le ottime birre artigianali belghe, pur essendo certi di non perdersi mai.

Con i suoi 150 edifici protetti dall’Unesco, infatti la Grande-Place è sempre la, immobile nei millenni, ad abbracciare stupire generazioni di girovaghi. Non a caso, a due passi dall’Hotel de la Ville, la famosa Boutique de Tintin è gestita dalla figlia di Tchang, il mitico amico cinese, perso è ritrovato dopo più di 40 anni, cui Hergé dediòo la striscia Tintin Au Tibet.

 

 

 

 

 


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