Il giovane scandiccese Manfredi Orlando e il suo “Arcobaleno del nero”

23 Novembre 20204min999

Non è comune, in questa nostra società ben poco incline alla profondità e alle delicate espressioni dell’anima, che un giovane ponga la poesia in cima alle “necessità”, o comunque alle passioni sincere, della propria vita.

Ma è proprio quanto ha fatto Manfredi Orlando (nella foto), 22enne iscritto a Scienze Politiche che da sempre abita a Scandicci e che ha visto da poche settimane pubblicare digitalmente da PAV Edizioni la sua prima raccolta di poesie intitolata L’arcobaleno del nero. Un primo traguardo, che gli ha dato tantissima soddisfazione, raggiunto anche grazie alla guida di un’amica curatrice ed esperta in editoria.

Orlando ha iniziato a scrivere circa cinque anni fa e la molla fu sia il fascino suscitato dal leggere a scuola i classici – Foscolo, Manzoni, Leopardi… – sia la curiosità di sperimentare e capire se poteva anch’egli dedicarsi alla creazione di componimenti poetici. Un altro stimolo decisivo fu l’aver incontrato altre persone con cui condividere questa sua passione, con alcune delle quali anima tutt’ora il sito Il simposio della poesia.

Manfredi, perché ha scelto la poesia e non, ad esempio, la narrativa? «La poesia mi viene molto spontanea e di getto, mentre per scrivere in forma narrativa noto che occorre costanza, tanta concentrazione e tanta organizzazione, che al momento non posso concedermi».

Quali sono i suoi principali motivi di ispirazione? «Sono molteplici, spesso legati all’attualità della vita (situazioni che affronta, persone che gli capita di conoscere… ndr) e a letture di altrui poesie».                                                                      Comunque, come spessissimo avviene, c’è stata una persona in particolare che si è rivelata catalizzatrice di emozioni da cui hanno preso vita alcuni potenti versi della raccolta L’arcobaleno del nero; e parliamo di elaborazione poetica che per l’autore è anche un percorso catartico.

È molto probabile l’uscita di un secondo libro di sue poesie e intanto Manfredi Orlando si interroga sul perché – visto che viviamo nell’epoca dei messaggini e delle comunicazioni stringate e partendo dall’assunto che la maggior parte delle poesie sono brevi – sui social la poesia non venga proposta e veicolata con generosità.        In altre parole, perché i gestori di social e di messaggistica non danno spazio quotidianamente – nelle forme più adatte che certo potrebbero essere individuate, quale ad esempio un “buongiorno in poesia” – appunto a poesie brevi o addirittura ermetiche? La nostra tradizione ha avuto peraltro degnissimi esponenti, basti citare Ungaretti o Saba…

Da grande cosa vorrebbe fare, Manfredi? «Qualcosa in ambito economico tra Russia e Italia, anche perché mi piace viaggiare», risponde senza esitazioni il giovane poeta scandiccese.

 

 

 


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