SCANDICCI SECONDO ME… – 1921-2021, il centenario delle “Barricate”. Il popolo scandiccese compie un secolo

27 Dicembre 20204min1388
Barricate 1921

Il 2021 sarà un anno importante per Scandicci e, soprattutto, per gli scandiccesi.

Il 28 febbraio 1921, ossia 100 anni prima, proprio la popolazione scandiccese si compattò unita attorno al suo sindaco, il socialista Silvio Cicianesi, il quale aveva letteralmente convocato in piazza la popolazione di quello che era, allora, il Comune di “Casellina e Torri” composto da poco meno di 14.000 abitanti (il nome muterà in “Scandicci” pochi anni dopo, esattamente il 7 novembre 1929).

Il primo cittadino di allora, a 24 ore dall’assassinio di Spartaco Lavagnini (avvenuto in via Taddea a Firenze per mano di squadristi fascisti, come ritorsione per l’attentato anarchico contro un corteo nazionalista in cui avevano trovato la morte lo studente Carlo Menabuoni e il carabiniere Antonio Petrucci), consapevole del rischio concreto di una potenziale occupazione fascista nella zona “al di qua” della Greve, deliberò una sorta di mobilitazione generale, con gli eletti del consiglio comunale che organizzarono formazioni di cittadini con cui controllarono e presidiarono quello che componeva il ridotto aggregato urbano dell’epoca, che si sviluppava lungo la dorsale di via Roma.

L’epilogo di quella grande mobilitazione di piazza, passata alla storia come le “barricate di Scandicci” (il cui emblema fu rappresentato dall’avamposto più importante, detto “trincerone”, costruito sul ponte della Greve), come sappiamo, non fu, purtroppo, dei più positivi, anzi, fu decisamente negativo per l’attiva comunità scandiccese, la quale non riuscì ad arginare l’imminente invasione ed occupazione fascista (di cui avremo modo di parlare, sicuramente, nei prossimi mesi, con particolare attenzione alla figura di Vittorio Michelassi).

Visto e considerato che questa rubrica si chiama “Scandicci secondo me…”, io penso convintamente che quell’episodio delle “barricate” possa rappresentare il primo caso della storia di Scandicci in cui gli abitanti, dimostrando molto coraggio ed un forte senso di appartenenza (al punto da mettere a repentaglio la propria vita), potrebbero condividere l’origine comune del considerarsi “scandiccesi”.

La difesa del territorio aveva fatto cadere tutte le “distanze” socio-politiche fra i cittadini, tanto che anche i “rossi” (reduci dalla “fresca” e burrascosa scissione di Livorno avvenuta il mese precedente) ed i “bianchi” misero da parte il tradizionale antagonismo politico. In questo contesto si colloca il ricordo di don Giulio Cioppi, parroco di Santa Maria, il quale si mise a disposizione dei “barricaderi”, portando cibo e bevande (soprattutto vino) agli scandiccesi impegnati a “tempo pieno” nella difesa della piccola cittadina. Il fatto stesso, poi, che questi abitanti assursero alle cronache di quei giorni come “scandiccesi” e non come “casellinesi” (dal nome del comune in cui ufficialmente risiedevano) rafforza questo pensiero personale nell’indicare in quel 1921 la “nascita” del popolo scandiccese.

Di Roberto Vinciguerra, giornalista 


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