Crisi della sinistra e come uscire dalla palude: il nuovo saggio di Alexander Marchi

9 Gennaio 20193min2520
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Che la sinistra sia in crisi è un dato di fatto e non parliamo solamente della situazione italiana; ma a voler essere logici e razionali bisognerebbe dire che la vera sinistra – e questo sì, segnatamente in Italia – semplicemente non esiste più. Qualcuno ha provveduto, governo dopo governo, a “smantellarla”, chissà poi se consapevolmente oppure no.

Al netto del punto di vista di chi scrive, sull’argomento è interessante il giudizio di un esponente del PD scandiccese, il consigliere Alexander Marchi, che nel suo ultimo saggio – “SOS: Sociale, Occupazione, Sicurezza”, edito da Pagliai – affronta col necessario spirito critico la crisi del riformismo nostrano e spiega, fra le tante cose, quanto sia necessario imparare a parlare alle nuove generazioni. Diciamo parlare, ma, aggiungiamo, leggasi agire, fare, creare una società adeguata ai tempi correnti; perché in quanto a parlare e a non fare cose utili per la popolazione, ci sembra che i governanti di “sinistra” degli ultimi anni abbiano già dato…

Il volume di Marchi – classe 1989, fiorentino, cresciuto tra Italia e Scozia, cinque anni come apprendista operaio tra il 2011 e il 2016, attuale capogruppo del PD a Scandicci e stretto collaboratore di Matteo Renzi – sarà presentato venerdì prossimo 11 gennaio alle 21.15 presso la sala CNA Scandicci in via 78° Reggimento Lupi di Toscana, con gli interventi del sindaco Sandro Fallani, dell’eurodeputata Simona Bonafè e del segretario PD di Scandicci Fausto Merlotti.

Fra i temi e le idee che l’autore propone al lettore con arguzia e intelligente provocazione, quelli del lavoro, della sicurezza, del rapporto con l’Europa, della debacle del 4 marzo: «Il PD, a livello nazionale, è semplicemente un amalgama riuscito male – ammette -. Ma non per questo dobbiamo rinunciare al bellissimo sogno di un partito di centrosinistra a vocazione maggioritaria, una forza che punti a rappresentare la gran parte dei cittadini, all’altezza delle sfide del cambiamento, che governi le complessità con uno spirito riformista».

E, come su accennato, la necessità di sapersi – o di volersi? – occupare delle nuove generazioni con i fatti e non con le parole: «Dobbiamo trovare un nuovo linguaggio, oltre che imporci per delle politiche radicali – afferma Alexander Marchi -. Basta parlare solo al nostro ombelico, di tessere, assemblee e congressi, sono parole che un millennial (chi è nato negli anni duemila, ndr) oggi trova aliene quanto il floppy disk o il gettone per il telefono. Servono nuove forme di aggregazione, nuove idee».


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