Nel caos delle riaperture, la pelletteria toscana esorta a ricominciare lunedì

22 Aprile 20205min7282
Andrea Calistri

«Da lunedì prossimo 27 aprile, almeno la modelleria e la prototipia del comparto della pelletteria toscana devono ripartire, altrimenti ci avviamo verso un punto di non ritorno». Questa è la decisa dichiarazione di Andrea Calistri, vicepresidente di Assopellettieri con delega al distretto toscano, nonché titolare della scandiccese Sapaf Atelier 1954.

«Stiamo lasciando che altri territori erodano terreno a un distretto da primato mondiale come quello toscano. E non possiamo permetterci perdite – prosegue il maestro pellettiere -. Giorno dopo giorno le nostre realtà registrano perdite sia in termini di fatturato che di competitività e visibilità. I grandi gruppi sono già in riapertura. Se non avranno risposta dalle nostre imprese potrebbero decidere di delocalizzare le attività a favore di distretti produttivi esteri. Nessuno ci aspetta. Chi comanda è il mercato e gli altri paesi, Spagna e Francia in particolare, sono più veloci. Aprendo lunedì potremmo realizzare, seppur all’ultimo soffio, i campionari per la primavera/estate 2021, che in tempi normali avremmo già ultimato; altrimenti a novembre, dicembre e gennaio, al momento di produrli, non avremo lavoro e saremo di nuovo tutti fermi».

Quella delle riaperture appare proprio un far west, con alcune imprese che hanno avuto l’autorizzazione, altre che hanno riaperto dichiarandolo alle prefetture (salvo poi, in certi casi, trovarsi le forze dell’ordine che hanno messo i sigilli ai capannoni), mentre per altre le porte sono rimaste chiuse.

A Scandicci, per esempio, si è molto parlato della riapertura, lunedì scorso, di ArtLab, il laboratorio di prototipia di Gucci. La domanda sorge spontanea: perché Gucci sì e altre aziende di Scandicci no? La risposta sta negli ormai famigerati codici Ateco (che stabiliscono quali settori produttivi sono strategici e quindi possono lavorare e quali no), ma in questo caso – considerando che un laboratorio di prototipia sempre alla stessa categoria appartiene, che sia in un’azienda invece che in un’altra e dando per scontato che gli adeguamenti alle norme anticontagio siano stati effettuati da tutti – in questo caso, dicevamo, tutto questo può apparire come una curiosa ingiustizia. Almeno in Italia, viene da dire, sarebbe corretto mettere tutti sullo stesso piano in quanto a opportunità, dato che tutti insieme si dovrebbe fare blocco “contro” la concorrenza straniera.
«In Toscana siamo pronti – conferma Calistri -. Abbiamo un piano strutturato frutto di un minuzioso lavoro fatto con la Regione, proprio per dare alle imprese la possibilità di ripartire in sicurezza. E di poter rientrare prima che i giochi siano fatti. Per questo auspichiamo che il governo dia il via libera alla riapertura anticipata della filiera moda».

Perché anche voi non riaprite facendo una dichiarazione alla prefettura? «Perché non ci sentiremmo sicuri – dice Calistri -: è troppo alto il rischio che per qualche cavillo, qualche difetto magari nella formulazione della dichiarazione, le autorità blocchino un’azienda per chissà quanto tempo. Ecco perché insisto sull’opportunità che la Regione faccia adeguata pressione sul governo».

Da 1 a 10 quanto ritiene verosimile che il vostro appello venga ascoltato e lunedì 27 possiate riaprire?

«Realisticamente parlando penso 6».

Concludiamo con un commento sull’affermazione di Giorgio Armani, che qualche giorno fa parlò della necessità di “ridimensionare” i ritmi di produzione della moda…

«Armani ha ragione – dichiara Andrea Calistri – la rincorsa esasperata a proporre qualcosa di nuovo quasi ogni mese a volte fa perdere di vista la qualità del prodotto (per non parlare, aggiungiamo noi, del giudizio etico nei confronti di una “cultura” ormai davvero troppo basata sull’effimero, sull’aleatorio e sul superfluo, con evidente scollamento dalla realtà quotidiana delle persone “normali”, ndr); nel dopo Covid-19 tornare a ritmi più normali, a una “slow fashion”, farà bene a tutti, anche alle nostre aziende artigianali, che puntano alla qualità dei prodotti, migliori e più duraturi. Ritmi diversi – conclude il titolare di Sapaf – per produzioni di maggior qualità».

 

 


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